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“Everything that you imagine is real” Really?

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“Tutto ciò che puoi immaginare è reale”?

E’ vero?

Oltre due secoli fa, forse più considerando alcune ‘avanguardie’, è iniziata la ‘dittatura dell’immaginazione’.

La ‘civiltà dell’immagine’, la ‘dittatura del relativismo’? A mio parere, due semplici corollari.

La vera dittatura è proprio quella dell’immaginazione sul reale.

Lo scenario dell’ideologo illuminista, comunista o nazista, ambientalista: esercizio di ‘immaginazione’ pianificata per cambiare la realtà fino a violentarla e devastarla (oggi svuotarla), laddove non si adeguasse.

La visione dell’artista ‘alternativo’ (la frase è di Pablo Picasso e… gli calza ‘a pennello’): il dirompente messaggio che, dal considerare l’intera realtà solo ciò che vediamo dalla prospettiva da cui lo vediamo, al considerarla ciò che vediamo …chiudendo gli occhi, il passo è breve, brevissimo…

Ed, ormai, a furia di parcellizzare la realtà, di decostruila, di guardarla e giudicarla in tanti modi quanti sono gli ipotetici punti d’osservazione, di osservarla -insomma- come un affresco cubista, abbiamo finito col chiudere gli occhi nei confronti dell’interezza e della complessità del reale.

Oggi, appunto, ‘comanda’ l’immaginazione-astrazione, sia essa intesa come programma-visione che come astrazione estrema, a fini ideologici o narrativi, di un solo aspetto della realtà, trascurando gli altri.

Sicchè, ormai, è solo ciò che puoi immaginare ad essere ‘reale’.

Tutto ciò che ‘sfugge’ all’impero dell’immaginario finisce così per infastidire e disturbare. E lo rimuoviamo, con un meccanismo di difesa ormai automatico; con tratti nevrotici, spesso implicanti aggressività verso chi ‘dissente’ dalla visione (fosse anche per perorare la sua, di visione).

Unico ‘ponte levatoio’ fra due o più ‘fortezze della solitudine’ dell’immaginario è il riconoscimento del relativo: se io, riconosco che il mio è un secondo me e anche l’altro lo fa, scatta la ‘pace’ (o, sarebbe meglio dire, la ‘tregua’).

Ma non è un vero ‘incontro’, non c’è una sintesi: il ponte levatoio rimane alzato e ognuno resta della sua idea-convinzione.

Sul reale, sulla sua complessità, sulla sua esplorazione -invece- può avvenire l’incontro ed il confronto,  l’accettazione dei problemi e la sintesi delle soluzioni.

In una parola: la condivisione.

Il reale è un ponte sempre abbassato e comunicante, perchè è la terraferma; nessuno può ritrarsi quando vi si confronta davvero, salvo voler continuare a vivere sulle nuvole.

 

 

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