Nonostante lo ‘scafo’ che mi porto addosso, riesce sempre a colpirmi il richiamo ai valori ‘cristiani’ da parte di chi si dice, con orgoglio, agnostico, ateo o, comunque, non cattolico.
Sia chiaro: il mio non è il classico ‘che cosa possono saperne loro’, anzi!
Loro possono ‘saperne’ perchè il punto di approdo del loro essere ‘solidali’, ‘aperti’ e ‘tolleranti’ altro non è che lo sviluppo di valori, esperienze e culture cristiane e cattoliche.
Sono che, pur ‘sapendo’ (nel senso etimologico del termine, cioè ‘assaporando’) di cristianesimo, ne ‘sanno’ a modo loro: con una ‘memoria’ ed una ‘consapevolezza’ ormai lontane dal fatto cristiano e dall’esperienza della Chiesa, dalla quale essi -appunto, orgogliosamente- prendono le sempre più ampie distanze.
In che consiste -allora e volendo brutalmente semplificare- codesto comportarsi ‘da cristiani’ che ci viene spesso rimporverato mancare nei nostri atteggiamenti?
In una parola: non siamo sufficientemente ‘buoni’.
Tutta la critica – a partire da quella storica- alla Chiesa sembra potersi riassumere in questo: non è mai stata all’altezza della ‘bontà’ che predica; con un dato sempre più evidente, negli ultimi tempi: ormai la Chiesa non è all’altezza della ‘bontà’ neanche quando predica ciò che ha sempre predicato.
E, allora, ecco l’affannarsi di tanti uomini di Chiesa appresso alla ‘bontà’; ecco la gara ad una sollecitudine -sopratutto quella a parole- sempre più nobile, alta; disinteressata ai limiti del vero e proprio suicidio e delal dissipazione di sè.
Eppure (o, forse, proprio per questo motivo) una delle battute più misteriose del Cristo nei Vangeli, attiene a questa ‘pretesa di bontà’ sempre più assoluta e sbandierata.
E’, chiaramente, il passo in cui Gesù, apostrofato come ‘Maestro buono’, rivolge al suo interlocutore una risposta che sembra un po’ ‘scostante’: “Perchè mi chiami ‘Maestro buono’? Nessuno è buono tranne Dio!”.
La battuta, ovviamente, è conferma e conforto della divinità di Cristo. Anzi -estendendo il concetto- non pare esserci ‘bontà’ al di fuori delle divinità. O, se vogliamo, tutto ciò che è buono è divino.
Ma dice una verità sull’uomo: “nessuno è buono”.
Hai voglia sforzarti o, peggio, atteggiarti: non sei ‘buono’, nè potrai -da te stesso, da solo- mai esserlo.
Ecco: io non sono buono.
E mi sembra, oltretutto, un buon punto di partenza, per non sentirmi mai ‘arrivato’